Dopo aver raggiunto Madesimo proseguite sulla Statale, fiancheggiando il torrente, lasciatevi alle spalle il centro pedonale, attraversate il ponte e proseguite su via Emet fino al fondo valle, seguendo le indicazioni per il rifugio Bertacchi. Superate le baite in località Dogana Vecchia, parcheggiate l’auto nel posteggio alla fine della strada e incamminatevi sul bel sentiero panoramico che risale il pendio roccioso.
Dopo una breve sosta fotografica in corrispondenza del ponticello, luogo ideale per scattare qualche foto sul versante opposto, brullo e segnato da una cava ormai in disuso, proseguite sul sentiero che sterza a destra e inerpicatevi per gli ultimi metri di dislivello finché non scorgete il profilo del rifugio. Fermatevi un istante ad ammirare il panorama sull’alta Val San Giacomo, poi, dal momento che è vietato il picnic sulla terrazza del Bertacchi, se avete il pranzo al sacco proseguite per qualche minuto fino alle vicine baite con comodi gradini e tavolini in pietra per il picnic oppure scendete sulla sponda del lago Emet, alla ricerca di un sasso comodo. In alternativa il rifugio prepara piatti tipici locali (favolosa la torta alle noci, Turta da nuschs in engadinese). Al ritorno potete decidere di tornare sui vostri passi oppure optare per l’anello e imboccare il sentiero Corone. Il percorso si sviluppa per il primo tratto in costa, senza dislivelli significativi, tagliando un pendio tormentato, dominato da rocce grigie con licheni aggrappati, per poi scollinare su un versante ricoperto di cespugli di mirtilli neri e rossi, rododendri, ginepri e ridiscendere dolcemente al fondovalle, con l’accompagnamento musicale del torrente. 
Gita breve e facile, ideale per i bambini, che avranno il loro da fare tra avvistamenti di animali (capre, un asino e persino una volpe), pratoni per correre e tanti frutti di bosco.

Una curiosità, il rifugio è intitolato non a un alpinista bensì a un poeta locale, Giovanni Bertacchi (1869 – 1942), originario della vicina Valchiavenna.

Dalla raccolta Canzoniere delle Alpi, un inno alle sue montagne, ai suoi pascoli, ai suoi torrenti, in un momento di grande emozione dovuta alla lunga assenza.

Le Alpi

I verdi balzi e i pascoli ridenti,
reduce pellegrino, ho riveduto;
ai ghiacci eterni, ai fiumi ed ai torrenti
ho ridato dal cuore il mio saluto.
Qui dov’io seggo schiudesi agli intenti
sguardi il riso del ciel limpido e muto;
qui dov’io seggo il mio pensiero in lenti
desideri di pace erra perduto.
La catena dell’Alpi, in ampio giro
variata di nevi e di pinete,
in vallate profonde, ecco, s’adima.
E vagabonda d’una ad altra cima,
solca una nube l’immortal quiete
della nitida volta di zaffiro.

 

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