Uno dei miei luoghi milanesi prediletti, ideale rifugio per le giornate di pioggia o di raccoglimento e silenzio, è la Fondazione Boschi – Di Stefano. Dimora storica dei coniugi Antonio Di Stefano e Marieda Boschi, ubicata al secondo piano di un edificio squisitamente art decò progettato dall’architetto Portaluppi negli anni ’30 del ‘900, è stata la prima casa- museo ad aprire a Milano, nel 2003.
(Per il circuito delle case museo milanesi: Boschi Di Stefano, Bagatti Valsecchi, Poldi Pezzoli, Necchi Campiglio, vedi link).
Non saprei dire quanti pomeriggi ho trascorso in questo appartamento di cui conosco a memoria ogni dettaglio, dal motivo del ferro battuto sul corrimano delle scale alla decorazione del vecchio ascensore, dalla decorazione del pavimento alle piastrelle del bagno in stile, dall’antico mobilio di Piero Portaluppi agli scricchiolii del parquet, dalla vista dalla finestra di via Jan ai lampadari, dalla tappezzeria delle tende alla disposizione dei quadri sulle pareti congestionate.
Le notevoli opere d’arte esposte, 300 pezzi suddivisi negli 11 locali dell’appartamento di via Jan, appartengono alla collezione privata dei coniugi Boschi – Di Stefano, donata al Comune di Milano negli anni ’70.
Collezionisti d’arte dal fiuto straordinario, frequentatori assidui di artisti e scopritori di talenti, i coniugi Boschi Di Stefano riuscirono a raccogliere più di 2000 opere di artisti italiani del ‘900 tra cui spiccano Funi, Sironi, Savinio, Campigli, Fontana, Carrà, De Pisis, Morandi, De Chirico, Manzoni.
Una selezione di queste opere per volontà testamentaria dei coniugi è esposta nella casa museo, seguendo un percorso espositivo che parte dagli anni ’30 del Novecento e prosegue fino agli anni ’70, mentre il resto delle opere è custodita a Palazzo Reale.
All’ingresso, oltre ai preziosi volontari del TCI pronti a farvi da guida, vi accoglieranno i ritratti dei due collezionisti, Antonio Di Stefano, ingegnere alla Pirelli e la moglie, Marieda Boschi, figlia di un collezionista d’arte, scultrice e fondatrice della Scuola di ceramica al piano terra dello stabile di via Jan. Si prosegue ammirando nature morte o ritratti di Marussig e dopo una sbirciatina al bagno retrò si gira nella prima stanza, con opere di Funi, Carrà e Casorati.
La sala successiva è senz’altro la mia preferita, dedicata a Sironi, tra splendidi ritratti, malinconiche vedute urbane (splendida La Venere dei porti, v. foto), inconsueti paesaggi e qualche scena d’ispirazione biblica.
C’è poi la sala dedicata a Corrente, Morandi e De Pisis (nella teca a parete non perdetevi le statuine in terracotta della via crucis, plasmate da un insolito Lucio Fontana) e quella d’angolo con la scuola di Parigi, in cui troneggiano imponenti De Chirico e ritratti di Campigli. Una sala è dedicata a Fontana e ai suoi concetti spaziali (tagli e altro), mentre le ultime ospitano nucleari, spazialisti, Piero Manzoni e altri artisti della seconda metà del ‘900.
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Visita con i bambini
Andare per musei con i neonati in fascia è uno spettacolo, provare per credere. Appena crescono un po’ e ci tocca spingerli sul passeggino tutto si complica, chi ci è già passato lo sa bene. Detto questo, per la visita alla casa-museo c’è un piccolo ascensore che porta al secondo piano, all’ingresso dell’appartamento che fortunatamente è tutto sullo stesso livello. Il passeggino è tollerato, anche se gli spazi non sono troppo ampi, quindi meglio evitare uscite di gruppo con altre mamme e bambini. N.b. nel bagno non c’è il fasciatoio.
Se le condizioni meteo sono favorevoli, a fine visita potete camminare per un centinaio di metri e raggiungere il parco giochi di via Morgagni, angolo via Redi, a poca distanza dal centro bocce per anziani, sotto gli alberi secolari del viale.
La zona straripa di bar, caffè e locali interessanti sia per la pausa pranzo che per la merenda. In piazzale Lavater, a pochi passi dal parco giochi, merita una sosta la Gelateria Wally, da decenni punto di riferimento per gli scolari della Stoppani.
Se invece preferite prodotti da forno, dolci o salati, la Boulangerie Bottarelli accontenterà i palati più esigenti e i capricci più fantasiosi. L’interno è abbastanza spazioso per ospitare passeggini, mentre nella bella stagione potete optare per i comodi tavolini nel dehor su via Omboni.
A questo punto potete finire con un caffè nella storica Torrefazione Ernani, in Corso Buenos Aires 20.