Faccio una piccola premessa, la Gam occupa un posto speciale nel mio cuore. Sarà perché in quelle sale ho trascorso diverso tempo per preparare l’esame di arte contemporanea, sarà perché ho preso l’abitudine di andarci periodicamente, solitamente dopo un esame per distendere i nervi, sarà perché è stato il primo museo in cui ho portato mio figlio – aveva 5 mesi e dalla fascia si guardava incuriosito tutto intorno.
Una volta la Galleria d’arte moderna, nota anche come villa Belgioioso- Bonaparte e villa reale (commissionata nel 1790 dal conte Belgioso, fu residenza di Napoleone Bonaparte, con l’occupazione austriaca ospitò il generale Radetzky per poi diventare di proprietà della casa reale italiana) fino a pochi anni fa ospitava sia opere dell’Ottocento sia del Novecento italiano. Con l’apertura del Museo del ‘900 presso l’arengario nel 2010, le opere del secolo scorso sono state destinate al nuovo museo, mentre nella Gam sono rimaste solo le opere ottocentesche. Nonostante i tagli, la galleria mantiene intatto il suo fascino. Certo si sente la mancanza di alcune opere, come il Quarto Stato con la folla che sembrava uscire dalla parete o il camminatore di Boccioni, scultura talmente iconica da circolare sulle monete da 20 centesimi, ma le mie predilette restano al loro posto: le sensuali sculture in cera di Medardo Rosso, le oniriche composizioni di Previati, il ritratto di Manzoni per mano di Hayez, i figurativi dei futuristi (prima che diventassero futuristi).
Le opere ospitate nella Gam, prevalentemente lasciti di facoltosi e appassionati privati alla municipalità, sono costituite prevalentemente da paesaggi e ritratti dell’Italia ottocentesca, dal momento che questi due generi incontravano il gusto del tempo. Poco spazio dunque per il panorama straniero e per correnti eversive o sperimentali, come gli scapigliati, e prevalenza di rappresentazioni classiche. Le poche presenze antiche o straniere, prevalentemente francesi, e le opere delle avanguardie italiane sono parte delle collezioni Vismara e Grassi, donate per intero al Comune di Milano alla morte dei due imprenditori lombardi.
Un breve cenno merita anche la struttura della villa, commissionata dal facoltoso conte Belgiojoso all’architetto Piermarini nel 1790, venne poi realizzata dal pupillo di quest’ultimo, Leopold Pollack, secondo i dettami dello stile neoclassico. Le linee architettoniche, insolite nel panorama milanese, ricordano palazzi e hotels parigini. La corte rivolta verso la strada – e da essa separata da un muro – e racchiusa dai due corpi laterali della villa oltre che dal fabbricato principale, richiama la struttura tipica delle ville extraurbanw. La facciata più ricca è senz’altro quella posteriore, che affaccia sul giardino, con rilievi a soggetto mitologico dettati da Giuseppe Parini e statue pagane sulle balaustre*.
Visita con bambini
Gli spazi della Gam sono perfettamente “accessibili“: rampe ed ascensori oltre al pratico fasciatoio nel bagno al piano terra renderanno la visita più semplice per le neomamme. Nelle belle giornate è consigliata una passeggiata nel Parco di Villa Belgiojoso, giardino all’inglese sul retro dell’edificio, riservato esclusivamente ai bimbi e ai loro accompagnatori. I bambini potranno correre liberi sui prati sotto gli alberi secolari, scorrazzando tra ponticelli e deliziosi tempietti, ammirando papere, cigni, tartarughe d’acqua e gli altri abitanti degli stagni. Nella bella stagione viene allestito un chiosco, davanti al PAC e accanto allo spazio giochi per bimbi. Non scordate il telo per il picnic!
Per la pausa caffè segnalo che ha aperto il LùBar, una caffetteria très charmant sotto il portico della GAM, proprio accanto all’ingresso del giardino.
*bibliografia: MILANO, guida rossa, TCI