Febbraio. Il sole splende radioso nel cielo terso, dopo un’intensa nevicata notturna. Io e mio figlio attraversiamo la strada e ci avventuriamo giù per la discesa, accanto al campo sportivo. Le tute da sci frusciano, mentre camminiamo a passo svelto verso quel rettangolo di prato che è terra di nessuno. Nelle stagioni calde è coperto di rovi, sterpaglie ed erba alta. E prima che arrivino i turisti in massa, da questo angolo arriva il suono dei campanacci delle mucche. Diventa allora zona interdetta, per il generoso strato di letame e per le zecche. Il manto dell’inverno ha il grande potere di trasformare il paesaggio, di semplificarlo. Questa che c’è qui davanti a noi diventa allora, semplicemente, una morbida discesa per il nostro bob rosso scintillante. «Pronti! Via!!» E parte come un razzo, schivando i rami spinosi punteggiati di rosso. Le rose selvatiche, il grattacù, con i loro frutti lucidi hanno il potere di spezzare la monotonia cromatica della stagione fredda, soprattutto qui in alta montagna.
Seguo il mio bimbo con lo sguardo, fino allo spiazzo. La roulotte del pastore che in primavera pascola le vacche è ancora lì, sepolta nella neve, accanto al rudere di una baracca della seconda guerra. Le case diroccate qui intorno sono diverse, tutte hanno porte e finestre sprangate e vecchie scritte minatorie tracciate a mano con pennello, vernice bianca e tratto tremolante: “Edificio pericolante, vietato l’ingresso!”
«Non ti avvicinare troppo alle case!», urlo a mio figlio.
Ha abbandonato il bob ribaltato contro la rete del campo da calcio e ora si sta divertendo ad affondare nella neve, soffice e luccicante. Crea impronte sempre più fonde, calcando con gli stivaletti. Fa generose scorpacciate appoggiando la lingua sulla coltre bianca e farinosa, irresistibile. Con i rametti caduti dagli abeti crea un guard rail per la sua stradina.
È una gioia vederlo esplorare questo nuovo spazio.
«Mammaaaaaa! Vieni a vedere! C’è un aereo!»
Mi alzo perplessa dal mio sasso. Mio figlio ha una fervida immaginazione, gli piace inventare storie assurde e strampalate.
«Un aereo giocattolo?»
«Ma no, mamma!! Vieni!»

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